Un altro. A leggere in rete sembrerebbe che lassù e abbiano messo un altro in mezzo. Un altro giovane, di quelli che magari, fra quattro anni in Russia ce li ritroviamo a commentare nella possibile ennesima finale della Germania a un altro mondiale di Calcio. Meyer avrebbe allora 23 anni, l’età giusta per essere all’apice di una carriera calcistica.
Per adesso Max Meyer è solo l’eroe di giornata di Gelsenkirchen, uno dei centri in cui il calcio in Germania è trattato come un’idustria florida, dove il prodotto è valorizzato, dosato, rischiato quando serve. Dove persino un allenatore italiano – che in Italia non ha mai allenato e all’estero si è sempre trovato bene; facciamoci due domande – riesce ad avere quella dose di soddisfazione tale da potersi ritenere fortunato e forse anche realizzato.
Allora Roberto Di Matteo, forse stamattina si è svegliato con il sorriso, perché sa che quella politica che da noi ci sognamo, ieri sera ha dato di nuovo i suoi frutti.
Il suo Schalke è fuori dalla Champions’. Solo terzo nel suo girone. Ha davanti di un punto lo Sporting. A Londra Mourinho non fa biscotti – non ne faceva nemmeno da noi – e batte i portoghesi 3-1. È straqualificato, ma chi se frega. Lui è lo Special One.
Lo Shalke è fuori anche se lo Sporting perde. Lo Schalke DEVE vincere.
Al 56′ tocca a Max Meyer, che non vende materiale per il bricolage, ma è uno di quei tasselli che in Germania si tengono stretti. Con lo Shalke ha un contratto fino al 2018, un’eternità. Lo stesso anno dei prossimi Mondiali, e chissà che Max non possa valere il doppio di adesso, magari da campione del mondo. Un altro.
Sei minuti dopo Max cambia forse la stagione dello Schalke. Di certo la sua settimana ha una svolta, perché quando ti trovi al momento giusto nel posto giusto e non sbagli, evidentemente ti gira a dovere.
In rete ne parlano benissimo, almeno stamattina, ma è probabile che sia un altro. Giovane. Tedesco.