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::Aria nuova (?)

Tanto da cambiare e tanto da esser cambiato. Oppure continuare a fare finta di niente e, con un qualunquismo che è tipico di noi italiani, continuare a fingere di interessarsi di questioni nazionali, parlarne, leggere i giornali, e biliarsi e lamentarsi di quello che da sempre non va, sperando che continui a farlo proprio per continuare patologicamente a lamentarsi.
E invece c’è il pericolo che le cose cambino, una volta tanto. L’uscita di scena di Berlusconi (che in realtà proprio uscita non è, piuttosto uno spostamento ai margini di un campo continuerà a solcare, seppur – menomale – da gregario) è di per sé vantaggiosa per chi, come il sottoscritto, era diventato saturo di essere rappresentato da un individuo del genere che metteva la sua faccia e il suo stile davanti al Tricolore, accanto a quelli di Napoletano, accanto a quelli dei leader europei e mondiali che, seppur si siano permessi di deriderci, hanno ben donde che allontanarsi dall’essenza dell’oggetto del loro schernimento.
Le dimissioni del Cavaliere sono dunque propedeutiche a un livello sicuramente superiore di quello che c’è stato finora, e l’esultanza della piazza (esclusi, sia chiaro, i lanci di monetine – laddove ci fossero stati) è lì a dimostrare la volontà di mezza Italia di sbarazzarsi di una figura che faceva felice solo quell’altra mezza, di una figura della quale, in diciassette anni di comando, ha perso consensi da parte di gente che è rimasta schifata dal suo essere e ne ha acquisito altri di gente che è rimasta ammaliata dal suo avere. Sì, perché è risaputo che quelli che ne sono rimasti distanti materialmente e mentalmente l’hanno fatto (l’abbiamo fatto) per il semplice motivo che il suo mondo è diverso dal nostro, mentre riesce difficile pensare come chi ne sia stato ammaliato, l’abbia fatto per chissà quali ideali politici o ideologie radicate nella Storia. Provate a pensare ai tre quarti della gente che conoscete che negli ultimi dieci anni si sia candidato nelle fila del PDL a qualche elezione: che storia politica ha? Quali sono i suoi ideali di liberismo economico? Qual è il pensiero politico che l’ha spinta a scegliere quella fazione politica? E quale la strategia attuativa in corrispondenza della propria visione del mondo, che non sia il tornaconto personale o l’agevolazione individuale finalizzata a qualche canale preferenziale? E avete provato a pensare al rimanente quarto della gente di cui sopra? Gente che proveniva da AN e prima ancora dal MSI e che piano piano ha creduto negli unici ideali che hanno tenuto a galla il berlusconismo: la lotta al comunismo (in un’era dove è oggettivamente impensabile solo ripensare al ripristino di un’esistenza da falce e martello – con buona pace di ancora ci crede); la lotta spasmodica alla pressione fiscale (come se il pagamento delle tasse fosse una pena da scontare e non un regolare contributo del cittadino NORMALE al buon andamento dell’apparato statale – è così in tutto il mondo); la rinnegazione a oltranza delle regole del basilare andamento della società civile, fatta di istituzioni meritorie di rispetto, di figure, non solo fisiche, che non si possono annullare o declassare solo per la fregola di snellire un sistema che non ci piace o che non ci conviene. È vero: uno fa politica perché crede di trasformare in pratica le teorie in cui crede. Solo che sarebbe meglio avere delle teorie elaborate e di cui poter discutere in confronto ad altre contrarie e ugualmente valide, piuttosto che avere davanti qualcuno che ti parla a oltranza di ingerenze dello Stato nella vita degli Italiani e che vuole abolire lo Stato stesso.
Infatti il punto è stato proprio questo: con la Prima Repubblica è caduto anche lo Stato, e nella Seconda questo è stato calpestato da chi ha creduto che proprio quella Prima Repubblica doveva essere spazzata via da una nuova politica, fatta di facilitazioni. Il risultato è sotto i nostri occhi: con la Prima Repubblica è stato spazzato via il bisogno di avere una storia politica per fare politica.
Attenzione: non si sta rinnegando ciò che ha contribuito a catalizzare la fine di un sistema che era diventato logoro. Qui si sta dicendo che la sostituzione di ciò che c’era prima di Tangentopoli non è stata degna. Tutto qui. È chiaro che l’aria era viziata e che bisognava aprire la finestra per un ricambio, ma alla fine la stanza si è riempita di una nuova aria, marcia anch’essa, che ha fatto entrare le peggiori tipologie di batteri e che alla fine ha contagiato molti di quelli che l’hanno respirata.
Adesso la finestra si è riaperta, un’altra volta come tante altre nella storia di un Paese. È fisiologico: speriamo solo di batteri ce ne siano meno e meno nocivi.

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