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Armi da fuoco, un po’ di statistiche per una situazione parecchio complicata

Ancora una volta un’altra sparatoria nel bel mezzo di una situazione normale. Una giornalista di 24 anni e il suo cameraman di 27 sono stati freddati mentre stavano facendo il loro lavoro in un centro commerciale in Virginia. Un uomo – poi si è scoperto essere un ex dipendente dell’emittente televisiva locale che aveva avuto problemi con i colleghi, fra i quali le vittime – ha fatto fuoco contro le due persone in una situazione normale. Confermando ancora una volta che sulla questione del possesso delle armi in USA c’è qualcosa che non va.

Fra i paesi occidentali, quelli che sono detti “sviluppati”, gli Stati uniti sono il paese più violento. Non solo perché, per forza di cose, sono di più e quindi c’è maggiore incidenza di casi, ma anche perché effettivamente ci sono diverse cause per le quali il numero di decessi da arma da fuoco è maggiore rispetto a più qualunque altro paese occidentale. Una, lampante, è il largo accesso, la facilità con cui le leggi di alcuni stati permettono di possedere un’arma.

Come sempre in questi casi i numeri sono il miglior pennello per dipingere la situazione nella maniera più veritiera possibile. Su Vox.com hanno fatto una bella infografica con tanti dati. Uno di questi dice che nel 2012 in USA 29,7 persone ogni 1000 sono morte per ferita da arma da fuoco. Dopo gli USA c’erano gli svizzeri, con 7,7 persone.
Impressionante è sapere che la popolazione a stelle e strisce equivale al 4,43% della popolazione mondiale (400 milioni su 7 miliardi), ma su 100 persone che nel mondo sono civili e posseggono un’arma, 42 sono americane.

Un altro dato dice che dal massacro della scuola elementare di Sandy Hook a Newtown, nel Connecticut (14 dicembre 2012), dove morirono 20 bambini, 7 adulti e l’attentatore suicida, ci sono stati 864 casi di sparatorie di massa, dove per “di massa” in America intendono che almeno quattro persone risultino ferite in un attacco.
Nonostante i sostenitori del possesso delle armi dicano che è inutile lamentarsi delle sparatorie dopo che sono avvenute e conquistare così punti facili nella classifica del gradimento dell’opinione pubblica, 864 sparatorie di massa significano almeno una al giorno.

Wyoming e Montana (che nonostante siano a nord, gli americani collocano nel West), Alabama e Arkansas (due stati che sono nel South) sono gli stati che posseggono più armi e sono anche gli stati dove c’è il maggior numero di morti per arma da fuoco rispetto agli altri.
Ciò dimostra che in zone con bassissime densità di abitanti non vale la regola che dice che in posti con più popolazione ci siano più vittime da arma da fuoco; è la poca restrizione che genera un maggior numero di casi.
Tuttavia c’è un calo di morti per omicidio negli ultimi anni, e qui i sociologi non sanno spiegare il perché. Alcuni hanno sostenuto che il basso dato legato ad atti criminosi sia stato dovuto al fatto che siano aumentate le armi possedute da civili. Ma questo mito è stato sfatato, nonostante ci sia una teoria che afferma questa tendenza.

I suicidi invece sono sensibilmente aumentati. Se gli omicidi da arma da fuoco hanno mantenuto una media di 11.000 l’anno, quelli che si sono tolti la vita con un’arma da fuoco sono cresciuti di circa mille all’anno e sono passati dai 17.000 del 2005 ai 21.000 del 2013. Questo è dovuto al fatto che l’effetto dell’arma da fuoco è inevitabilmente più sicuro di altri metodi, come l’avvelenamento o il tagliarsi le vene. Se uno sopravvive a un veleno ha il tempo di redimersi e accorgersi di aver sbagliato. Da un colpo di pistola non si può evidentemente tornare indietro.

Un modo per diminuire i casi di suicidio è limitare, ancora una volta, l’accesso alle armi da fuoco. In Australia come nell’esercito israeliano, da quando sono state messe regole più restrittive per la detenzione di armi, il tasso di suicidi si è drasticamente abbassato.

Tralasciando il fatto che la polizia in America uccide molto facilmente (dall’omicidio di Michael Brown a Ferguson, 1112 vittime di troppo zelo degli agenti sono state fatte fuori con arma da fuoco), il dato che in stati con più pistole ci siano più vittime colpisce anche gli agenti: un poliziotto ogni 10.000 muore negli stati più armati (lo 0,31 dove c’è meno diffusione di armi).

È la prima volta che dagli inizi degli anni ’90 sono di più quelli che vogliono proteggere il diritto di possedere armi rispetto a quelli che gradirebbero un maggiore controllo sulla loro vendita. Posto che da quelle parti il controllo sulla vendita è visto come un’ingerenza da parte dello stato nelle questioni private (nonché una violazione della costituzione), la convinzione che porta il 52% degli americani a dire che è giusto possedere un’arma è rafforzata dall’attenzione dei media ai casi di sparatorie di massa che man mano avvengono. Sono proprio questi attacchi a far pensare agli americani che possedere armi è un buon deterrente contro le sparatorie di massa.
Si può provare a immedesimarsi nella loro logica pensando che possedere un’arma potrebbe far derivare un utilizzo “buono” delle armi, finalizzato alla sola difesa. È un’ipotesi, che può crollare subito visto che i media non ci raccontano mai di utilizzi di armi in difesa di qualcuno: accadono solo attacchi. C’è sempre qualcuno che spara e uccide perché è uno psicopatico e mai qualcuno che uccide preventivamente uno psicopatico che sta compiendo una strage.

Infine, gli americani sembrano essere un popolo molto confuso (e questo lo dice Vox stesso). Paiono infastiditi quando il diritto al possesso di armi è solo sfiorato, ma si dimostrano favorevoli a un dibattito che preveda delle politiche di regolamentazione seria della distribuzione di armi da fuoco.

Nessuno tocca mai la sfera privata di chi acquista le armi da fuoco. Dalle cronache sembra trasparire che chi ha premuto il grilletto non sembra essere stato tanto apposto dal punto di vista psichico. Non ci sono dati precisi a supporto – almeno chi scrive non ne ha trovato – ma basandosi su quanto scrivono i giornali di là, molti sconsiderati si sono suicidati dopo aver ammazzato decine di persone. E questi suicidi sono state conferme di stati mentali che solo dopo il fatto sono stati rivelati dai conoscenti dei carnefici.

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