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Le città a “vision zero”

Azzerare il numero delle vittime di incidenti stradali. Non ridurre. Azzerare.
È lo scopo – utopico? – di “Vision Zero”, un progetto nato in Svezia nel 1997 per portare a zero, appunto, il numero delle vittime di incidenti stradali, siano esse morti o che riportano conseguenze, dalle contusioni alle disabilità.
La campagna ha coinvolto negli anni partner politici e tecnici, e comunque tutte quelle figure che sono in grado di prendere decisioni in merito alla progettazione di infrastrutture stradali, per renderle più sicure.
Il senso di tutto il progetto è quello di adottare delle linee guida nella costruzione delle strade, non solo pensando alla pratica (progettazione, costituzione dei limiti di velocità, implementazione delle tecnologie per la sicurezza), ma anche gestendo la fattibilità dal punto di vista della sensibilizzazione all’utilizzo della strada di automobilisti, ciclisti e pedoni.
Nonostante la globalità del progetto, questo è fortemente improntato sulle realtà locali, tanto che che ogni città che l’ha adottato è stata in grado di personalizzarlo a seconda delle proprie esigenze e dei propri numeri, riguardanti soprattutto il tipo di incidenti stradali.

In pratica: più le strade transitate sono “ibride”, maggiori sono le accortezze da progettare per avvicinarsi alle direttive di ‘Vision Zero’.
E così la costruzione di vie percorribili a impatto zero prevede la realizzazione di strade che gli utenti possano “leggere”, non solo transitarci: dossi artificiali, rotonde, sistemi semaforici che impediscono l’attraversamento contemporaneo di auto e pedoni, barriere divisorie fra carreggiate riservate alle auto e piste ciclabili.

In questo modo le città subiscono profondi cambiamenti dal punto di vista della costruzione e del rifacimento di strade e ambienti urbani, andando a modificare anche i comportamenti di automobilisti e pedoni, che si trovano così indotti a a mantenere un determinato atteggiamento quando sono alle prese con gli utenti della strada di altre categorie.
Nella pratica si tratta per esempio di “correggere” il sistema semaforico, impedendo alle auto che svoltano di incontrare i pedoni che stanno attraversando; oppure creando appositi spazi di transito all’interno delle aree ciclopedonali, in modo tale da gestire insieme il flusso di ciclisti e pedoni.

A Boston, una delle 21 città americane in cui è stato adottato il programma “Vision Zero”, il progetto prevede, per esempio, di far conoscere agli utenti della strada le zone con il maggior tasso di pericolo e segnalarle tramite app e canali multimediali; oppure il progetto entra nelle scuole e nelle scuole guida per consegnare gadget che possono essere indossati dai ciclisti quando si mettono sulla strada (caschi, braccialetti rifrangenti, luci applicabili alle bici per essere più visibili).

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