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Le donne italiane fanno pochi figli (e la colpa è dei mariti)

Non bastava la crisi e la precarietà del lavoro, quando non la sua mancanza, adesso le donne italiane fanno pochi figli perché i mariti non le aiutano. Non c’è sarcasmo in quest’affermazione, solo sondaggi e dati di fatto che dimostrano come uno dei fattori fondamentali che determinano le poche nascite è relativo al fatto che (ancora una volta) siamo una società parecchio indietro in termini di pari opportunità e visione d’insieme dei ruoli familiari.

Ce lo racconta tramite il Wall Street Journal, Manuela Mesco, corrispondente dall’Italia, secondo la quale oltre alle solite problematiche legate al lavoro e alla indipendenza economica, a scoraggiare le donne a fare figli è una certa tendenza mascolina a vedere la propria compagna come madre casalinga che lava e stira i panni e bada la prole. Il tutto aggiunto ad altre poco incoraggianti prospettive presenti e future.

È risaputo che i giovani italiani (e le giovani italiane) stanno a casa con i genitori abbondantemente oltre i trent’anni; che gli stessi giovani vanno fuori corso all’università fino alla soglia dei suddetti trent’anni; che la precarietà del lavoro non infonde tanta fiducia in se stesse, figurarsi avere e fare dei progetti per mantenere un’altra creatura; che in Italia la situazione degli asili nido non è delle migliori e che dunque i bambini andrebbero lasciati dai nonni; che nonostante ci sia una quota di laureate in tempo, queste preferiscono sacrificarsi sull’implementazione della propria formazione universitaria e professionale, piuttosto che fermarsi e dedicarsi all’educazione dei figli.

A sua volta, quest’ultimo dato ha una doppia faccia, che la Mesco delinea come Safety trap, ovvero una sorta di trappola della salvezza che ingabbia la giovane donna italiana nelle aspirazioni professionali (difficili da trovare) e dunque le tira fuori dal discorso maternità. Meglio studiare e specializzarsi nella speranza di trovare un buon lavoro (che non arriverà forse mai) che smettere di studiare e mettere su famiglia, e per giunta senza il famigerato becco di un quattrino.

A tutto ciò si aggiunge l’arretratezza del maschio italiano, per il quale le pari opportunità (detta in sintesi: rimanere a casa a fare i mammi) sono un argomento a cui non pensare. Per cui le donne non diventano mamme perché non hanno voglia di affrontare maternità e lavoro insieme, perché una è troppo gravosa e l’altro è compromesso da impedimenti dovuti praticamente al fatto che gli uomini italiani non si danno da fare a casa.

E quindi, come si fa? In altri paesi dove la visione della maternità è più un fatto familiare e non esclusivamente femminile pare che le famiglie abbiano più figli. Detto altrimenti: i papà in giro per l’Europa si danno da fare in casa, aiutano le mamme a crescere i figli (che sono di entrambi i genitori), credono insomma che allevare i figli sia affare collettivo. Sono, in sintesi, avanti rispetto a noi.

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