(o viceversa, adesso non ricordo)
Sostengo da sempre che il calcio, oltre a essere il gioco più bello e genuino del mondo, nonché quello che permette di avere il controllo completo di parti del corpo con cui di solito siamo poco abili (fine delle farneticazioni), dicevo – il calcio è utile in qualche modo ad avere una conoscenza geografica quanto meno basilare dell’Europa. Per conoscere bisogna prima avere curiosità, e la curiosità geografica nel calcio è alimentata molte volte dai nomi di squadre semisconosciute, che stimolano l’interesse ad aprire Google Maps e a cercare quella città.
Tralasciando le capitali europee e le grandi città che hanno squadre forti, che si presume la cultura generale ne consenta la collocazione geografica (Parigi è a nord di Madrid, per esempio), chi segue, anche superficialmente, le coppe europee ha modo di conoscere capitali meno famose, città lontane da noi, paesi e paesini che addirittura sono riusciti ad avere squadre a buoni livelli nelle competizioni continentali.
Mi viene in mente il Guingamp , squadra di un paesino di ottomila abitanti, che nel ’96 mi permise di scoprire l’esatta collocazione della Bretagna all’interno dell’esagono francese. Avevo tredici anni e in terza media non ti dicevano dove si trovava esattamente la Bretagna.
Gli anni ’90 sono stati floridi di successi di squadre italiane in Coppa UEFA – mi pare otto o nove finali vinte in dodici anni, e quella dove trionfò l’Ajax c’era in finale un’italiana, ovvero il Torino – e la seconda competizione europea per importanza consentiva nelle prime battute di venire a conoscenza di parti d’Europa meno note. Soprattutto di collocare le capitali nella giusta nazione.
Un’operazione del genere mi ha permesso, per esempio, di sapermela battere dignitosamente nel riconoscere le capitali degli Stati che una volta appartenevano all’Unione Sovietica. Lo smembramento della Madre Russia ha minato la certezza di una sola capitale da ricordarsi, regalandoci il piacere di impararne di nuove, e nella fattispecie di ricordarsele tramite le rispettive espressioni calcistiche. Così è diventato abbastanza facile accoppiare Vilnius, Riga e Tallinn a Lituania, Lettonia ed Estonia grazie allo Zalgiris, allo Skonto e al Norma, ossìa le principali squadre delle tre capitali baltiche. Scorrendo l’elenco delle repubbliche sovietiche che adesso sono indipendenti è facile ricordarsi di Baku capitale dell’Azerbaijan grazie all’Inter (non la nostra, l’Inter Baku, appunto), di Minsk in Bielorussia grazie alla Dinamo Minsk (l’ennesima Dinamo), l’impronunciabile Tbilisi in Georgia (anche qui un’altra Dinamo) e Kiev in Ucraina (questa, facile – Dinamo anche qui). Armenia, Turkmenistan, Tagikistan e un altro paio sono più difficili, almeno per chi scrive, proprio perché non c’è stato motivo di seguirne particolari riscontri nelle coppe europee (se può servire, il suffisso -stan pare che significhi “terra di”, e dunque “terra dei Turkmeni”, “terra dei Tagiki” e così via, ma questo è un altro discorso).
Stesso discorso per le repubbliche balcaniche: appurato che lo Skopje gioca in Macedonia (ne è la capitale), grazie al calcio è facile collocare Spalato e Zagabria in Croazia e Ljubljana in Slovenia; basta ricordarsi dell’Hajduk, della Dinamo Zagreb e dell’Olimpia Ljubljana.
La Cecoslovacchia non esiste più ed è difficile sapere qual è la città divenuta capitale della Repubblica Slovacca? Niente paura, c’è lo Slovan, che a Bratislava è la prima squadra.
La cosa non porta solo a riconoscere le capitali, ma anche a piazzare in qua e in là città di cui altrimenti si ignorerebbe la collocazione. Come l’anonima e tranquilla bretone Guingamp, è stato interessante sapere che Roda e Nimega sono olandesi (Kerkrade e NEC le squadre), che il Rayo Vallecano gioca in casa a Madrid, che lo Swansea è gallese, ma gioca nel campionato inglese perché le altre squadre gallesi sono troppo scarse (a parte il Cardiff, anch’esso iscritto in Premier), che per andare a vedere giocare lo Schalke in casa devo andare a Gelsenkirschen, una delle tante città della Westfalia che hanno una squadra in Bundesliga.
Chiaramente l’argomento è applicabile anche all’Italia. L’Entella è un fiume che scorre in Liguria, tra Lavagna e Chiavari, e qui c’è la Virtus Entella, neo promossa in Serie B. Per vedere il Derthona in casa bisogna andare in Piemonte (a Tortona, Alessandria), mentre l’Agrakas riprende il nome greco di Agrigento.
Quindi, la prossima volta che qualcuno vi prenderà in giro perché state guardando una partita di due squadre insignificanti, un’amichevole estiva o la terza giornata dell’Irish Premier League, ricordategli che state studiando geografia.