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I prigionieri inglesi non posso ricevere libri in regalo

Dal novembre del 2013 i detenuti inglesi non possono più ricevere libri in regalo. In pratica, il Ministero della Giustizia inglese ha attivato un programma di riabilitazione detentiva per il quale il prigioniero si dovrebbe redimere tramite la buona condotta, la quale porterebbe il detenuto a ottenere vantaggi economici per l’acquisto di beni di prima necessità e sostanzialmente non pericolosi. Tra questi anche i libri, che sono contemplati all’interno dell’elenco delle cose che non possono più essere spedite per posta a chi sconta la pena (nell’elenco ci sono anche gli indumenti intimi, tra l’altro).

Secondo Chris Greyling, ministro della Giustizia inglese, il Programma di Incentivi e Privilegi (Incentives and Earned Privileges scheme) dovrebbe spingere il detenuto alla buona condotta, attraverso l’incentivo, appunto, a comportarsi bene se vuole ottenere quello che prima gli veniva passato dall’esterno tramite spedizioni postali dalla famiglia.
Greyling difende il provvedimento spostando l’attenzione sui vantaggi che i detenuti hanno e potranno avere all’interno di questo nuovo sistema.  L’accesso al materiale bibliografico delle prigioni non è stato modificato: ogni soggetto ha diritto ad avere fino a dodici libri tutti insieme in cella, così come rimane invariato quello di usufruire delle biblioteche allo stesso modo, indipendentemente dalla pena da scontare. I vantaggi a lungo termine riguardano evidentemente la buona condotta, chiave di accesso al consumo di beni di lusso, nonché percorso favorevole a eventuali modifiche in meglio del tempo da trascorrere in prigione.

Le reazioni alla cosa sono venute di conseguenza e la voce grossa l’hanno fatta soprattutto gli autori inglesi, che oltre a mettere su una petizione on-line si sono spesi nel definire il provvedimento come “disgustoso e nauseante”, sintomatico di “un regime di punizione irrazionale messo in atto da Greyling”, paragonato “persino a Guantanamo, dove i prigionieri possono ricevere libri in regalo dall’esterno”.
La Howard League for Penal Reform, ossia la principale associazione nazionale che lavora nell’ambito del miglioramento della vita carceraria, solleva altri temi, concretizzando la bizzarria del provvedimento del ministro Greyling. Intanto – ed era ovvio – vengono violati i diritti dei carcerati come esseri umani, poiché viene impedito loro di essere informati, anche dal punto di vista culturale, poiché proprio dalla cultura e dall’apprendimento passa la strada per una buona riabilitazione; poi viene violato il diritto a imparare, in quanto uno degli scopi della Howard League è proprio quello di attuare dei programmi di insegnamento a fini riabilitativi, i quali sarebbero di fatto ammezzati con l’impossibilità del detenuto di poter usufruire di particolari testi di cui le biblioteche delle carcerarie sarebbero sprovviste. La restrizione sarebbe poi ingiusta non solo nei confronti dei prigionieri, ma anche nei confronti della magistratura e dei tribunali, prevaricati in questo senso dalla politica.
Non ultimo, il provvedimento mina fortemente le credenze religiose, anzi, le non-credenze, visto che gli unici testi che possono passare dall’esterno sono quelli sacri e religiosi.

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