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Immaginarsi dell’Atletico Madrid questa settimana

Ieri sera sono andato a letto immaginando di essere un tifoso dell’Atletico Madrid. Che stamattina si sarebbe alzato con un solo pensiero in testa: la settimana che potrebbe cambiare il corso della sua vita da tifoso dell’Atletico Madrid.
In meglio o in peggio.

Questa è una di quelle settimane che nella vita del tifoso calcistico capitano forse un paio di volte, perché non è possibile che tutta la vita accada che questo sabato ti giochi la Liga spagnola all’ultima giornata in casa dei rivali e il sabato successivo la finale di Champions’ contro I RIVALI, quelli della squadra per cui la tua città è conosciuta nel mondo, quelli che hanno vinto quasi il quadruplo dei tuoi scudetti e sostanzialmente il quadruplo di quello che la tua squadra ha in bacheca. Così, da tifoso dell’Atletico Madrid, da stamattina sarei in ritiro spirituale, una sorta di trans agonistica di riflesso, perché domenica 25, comunque vada, il mondo dei colchoneros sarà diverso.

Stasera per esempio. Alle 6 l’Atletico gioca al Camp Nou, casa del Barcellona, che è secondo a tre punti e che se vince porta a casa anche lo scudetto, perché se arriva a pari punti rimane comunque avanti, sia per scontri diretti che per differenza reti. È dal ’96 che l’Atletico non vince uno scudetto spagnolo, sarebbero 18 anni. Nel ’96 avevo tredici anni, e se fossi veramente un tifoso dell’Atletico avrei vinto, nel ’96, solo due coppe di Spagna. Pochino, messi di fronte ai cinque titoli consecutivi dei RIVALI, quelli del Real. Dal ’97 in poi, in questi 18 anni, il Real ha portato a casa 6 scudetti, una coppa del Re, tre coppe dei Campioni.
Stasera, alle 8 più o meno, fossi dell’Atletico spererei di rivincere uno scudetto, ché vincerlo all’ultima giornata in casa dei diretti pretendenti significherebbe credere e sperare che sabato prossimo la vita da tifoso dell’Atletico possa veramente cambiare in meglio.

Già, sabato prossimo.
Mai nella storia della Coppa dei Campioni due squadre della stessa città erano capitate in finale, l’una contro l’altra. Da una parte loro, il Real, con le sue 9 Champions’, a caccia della decima; i 32 scudetti, le 19 coppe del Re, le coppe Intercontinetali. E non solo. I bambini di tutto il mondo comprano le maglie del Real alle bancarelle, anche perché quelle dell’Atletico non ci sono. È il Real che ha fatto la storia del calcio spagnolo. È il Real che si è spartito la Liga con il Barcellona negli ultimi diciassette anni, lasciando le briciole agli altri. È il Real che nel 2000 è stato campione d’Europa mentre l’Atletico arrivava penultimo in campionato e veniva retrocesso in Segunda. È il Real che rivinceva la Liga, mentre l’Atletico arrivava quarto in Segunda, senza poter essere promosso in Primera, per un soffio. Un altro. Gli altri vincevano, noi andavamo in B e ci restavamo. Un’onta, la peggior esperienza calcistica stracittadina che un tifoso della seconda squadra possa mai vivere. Ti crolla il mondo addosso, mentre il tuo compagno di banco o di scrivania od ovunque tu lavori, ti fa pesare con la sua beatitudine da vincente che tiene per la squadra giusta.
Sabato prossimo la storia può cambiare.

Sabato c’è la partita della vita. Per tutti. Vincere in finale di Champions’ contro i più odiati e più titolati può veramente cambiare l’animo di un tifoso dell’Atletico. È una cosa indescrivibile, qualora succeda. Potremmo, noi dell’Atletico, camminare in città e ovunque ci sia un madridista a testa alta, con quella soddisfazione tipica del tifoso della seconda squadra che non sarà più tale.

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