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Io so’ io…

“Chi non si stupisce ha perso la dignità.”
Io dico che non c’è più niente che mi stupisce. Troppe cose strane, fatte male, senza quella regola che nel calcio è l’unica che non è scritta e che tutta via, se applicata, governerebbe anche le altre diciassette: il buon senso.
Chiariamo subito una cosa. La vicenda ‘ex comandante della Costa Concordia invitato alla Sapienza’ ha messo in evidenza una serie di cose che in Italia accadono troppo spesso.
1.La gente vuole leggere queste cose. Non aspetta altro che un appiglio per scaraventare la propria rabbia, in un Paese dove ci sono tante persone arrabbiate. Di motivi per arrabbiarsi ce ne sono tanti. Ma la rabbia non può sfociare all’improvviso, senza un motivo apparente. Arrabbiarsi dal nulla è sconveniente, ci isola, ci fa guardare dagli altri come una persona sola. “Questo è pazzo”, direbbero. Allora, visto che arrabbiarsi certe volte fa bene, bisogna cercare il motivo per urlare il proprio scontento, e la gente non perde occasione per cercarsi ragioni di sconforto. Notizie come queste sono attese, gocce di acqua pura in uno stagno putrido di rospi da inghiottire. Così il titolo sulla “lectio magistralis” diventa una carica esplosiva, e la miccia è già accesa da un po’.
2.Visto che la gente vuole leggere queste cose, i giornali e le testate on-line non vedono l’ora, anche loro, che certe cose accadano. Non importa come, perché il come sia accaduta una cosa ha valenza marginale davanti allo scalpore. Nessuno ti dice che la “lectio magistralis” è stato un intervento di una decina di minuti all’interno di una lezione programmata per un corso di master in criminologia, master pagato dai 70-80 alunni, che forse sapevano con chi dovevano avere a che fare in quella sciagurata mattinata. O meglio, nessuno te lo dice subito. Subito non c’è tempo di ragionare. Il nostro attivismo da tastiera ci frega e allora dobbiamo dire al mondo che siamo indignati. E allora le testate ci godono, perché l’asticella delle visite singole nel grafico degli accessi al sito si deve alzare prima di quelle degli altri, deve rendere conto allo sponsor che ci leggono a migliaia. Passi anche la “lectio magistralis”.
3.Siamo ancora una volta a un altro passo fatto su questo ponte più che pericolante, ma che non ne vuole sapere di cadere. E più passi facciamo, più pare che la melma che c’è sotto ci attiri. La storia di Schettino, nella sua tragicomicità, non vuole avere una fine. Ma non perché sia lui a cercare la notorietà, ma perché in un paese come il nostro essere scarsi e vantarsene ha sempre dato allo scarso una marcia in più rispetto a uno che è normale. Se poi lo scarso si è macchiato di un reato odioso, la sua scarsezza è motivo degli appigli che la gente cerca e di cui parlavamo prima. Nei sogni di chi scrive c’è un paese che metta da parte gli scarsi, che li riponga nella memoria e li ritiri fuori quando c’è da evitare il loro comportamento, non per farli testimoniare a un master in criminologia. Sta accadendo troppo spesso. Troppo spesso stupidi e scarsi vengono presi a modello in qualche modo. Stiamo assistendo troppo spesso a manifestazioni di inferiorità disarmante, sbandierati da una parte per la gioia dei boia mediatici, dall’altra come episodi di compaesani ancora una volta vittime di se stessi, del loro essere come noi, di questo garantismo che serve solo a quelli che aspettano notizie come questa, da leggere per arrabbiarsi, da scrivere per vendere.
No. Io non mi stupisco proprio perché mantengo la mia dignità.

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