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La risposta di Obama ai Birthers tramite la Disney

Forse non solo nella piccola Italia ci sono problemi riguardanti personalità nazionali di cui faremmo volentieri a meno, ma di cui, purtroppo, le cronache politiche si devono occupare, tanto è il rumore che fanno.
Anche negli Stati Uniti, pare che il Presidente Obama abbia a che fare con dei problemi simili, sollevati dai suoi avversari politici, ma che lui, a differenza di suoi omologhi, ha saputo cercare di risolvere affrontando di petto e con ironia la situazione.
Nell’ultima settimana sono tornati alla ribalta i cosiddetti birthers, coloro che sostengono che ci sia in atto un complotto islamico o simil tale per abbattere la federazione statunitense. Il picco di questo malefico progetto pare debba essere l’elezione di un afro-americano a Presidente dell’Unione e l’ultima trovata ha portato i complottisti a ritenere che Obama non sia nato in territorio americano, parametro che lo metterebbe dunque fuori legge, dacché nessun nato all’infuori dei confini USA può esercitare la massima carica del Paese. Ora Obama, che ha solo 50 anni – e nemmeno ancora compiuti – ha fatto mettere on-line dai suoi dipendenti della Casa Bianca il certificato ufficiale della sua nascita, avvenuta il 4 agosto del ’61 al Kapiolani Hospital di Honolulu, che fino a prova contraria, nel ’61 come adesso, si stanzia su uno dei 50 Stati Uniti d’America: le Hawaii.
In più, pare che questa cosa di mettere in cattiva luce l’avversario politico (cosa che sa di molta italianità) sia progetto di quello che dovrebbe essere il candidato dell’area repubblicana a Presidente degli Stati Uniti d’America: Donald Trump, cosiddetto tycoon e magnate dello spettacolo statunitense, tornato alla ribalta delle cronache televisive per l’aver inventato e messo in onda nel 2004 The aprentice” (L’apprendista), reality show con 16 concorrenti di cui l’ultimo rimasto, il vincitore, sarebbe diventato un delfino o qualcosa del genere alla stessa stregua dell’inventore del programma. Ebbene, con la stessa spettacolarità e furbizia, Obama ha posto fine alle polemiche durante la White House Correspondents’ Dinner, una sorta di incontro ufficiale di giornalisti americani in vista della già avviata campagna elettorale per la prossima elezione alla Casa Bianca. Su un grande schermo è stato proiettato un frammento de “Il Re Leone”, 32° lungometraggio animato della Disney, nelle sale ben diciassette anni fa, nel quale si vede quello che potremmo definire il battesimo del piccolo Simba, con tanto di colonna sonora africaneggiante e che in pratica è stato presentato sarcasticamente come il video ufficiale della nascita (qui al minuto 1 e 30”). Obama si è affrettato a specificare che ovviamente il video era di proprietà della Disney e che se gli astanti non ci avessero creduto si sarebbero potuti rivolgere direttamente alla Walt Disney Pictures per l’intera proiezione. Il punto è che fra gli astanti c’era anche Mr. Trump (sempre qui al minuto 8 e 13”), rimasto attonito dalle parole di Obama e completamente spiazzato dal suo atteggiamento candido nell’affrontare polemiche di questo tipo e senza paura nello smontare idee malsane come quelle complottiste di cui sopra.
Ovviamente, la versione ufficiale di Barack Obama si è palesata durante la conferenza stampa di mercoledì 27 aprile, nella quale ha dichiarato di voler chiudere al più presto e molto velocemente una questione fastidiosa originata in questi due anni e mezzo di presidenza, e che i reali problemi del Paese sono altri, discutibili o meno fra i Democratici (attualmente al potere) e i Repubblicani, due parti integranti della politica americana e della democrazia che manda avanti gli yankees.
Un doveroso intervento – condito tre giorni dopo dal video della Disney – che dimostra come una persona che è al servizio del suo Paese, sia esso l’ultimo lavoratore o il suo primo rappresentante nel mondo, quando è attaccato su dei temi che non giovano alla guida del governo nazionale e delle vita stessa della Nazione, li affronta, li risolve, si impegna, suo malgrado a risolverli in maniera convincente quanto distesa e con altrettanta signorilità, piuttosto che rifarsi su un Parlamento fatto da una maggioranza e un’opposizione incapaci di ragionare sulle effettive ragioni per le quali la nostra piccola Italia sta andando a rotoli.

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