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::Le primarie,la partecipazione, il pentimento

Ho voluto fare una scommessa. Come andare alla SNAI e piazzare venti euro su una dozzina di risultati, crederci fino alla fine e gioirne dell’eventuale lauta vittoria. Così ho fatto per le primarie del centrosinistra.
Punto primo: non andavo a votare da tanto e la cosa, sebbene relativa al solo partito che mi dovrebbe rappresentare, mi ha fatto gasare tantissimo, ai limiti della commozione.
Due: mi pare che alle ultime politiche non abbia votato, per poi sentirmi veramente “in colpa” per non aver scelto. Anche se, parliamoci chiaro, non è nel “ventennio” appena passato ci fosse tanto da scegliere. Un allontanamento dalla politica voluto dalla politica. Per cui l’astensionismo si è rivelato fisiologico e propedeutico alla consegna di una nazione a gente veramente inadeguata, per la gioia di coloro che invece a votare ci sono andati, hanno votato il loro bel B. tuttofare e hanno creduto che la politica fosse cosa da privati.
Tre: sento – ma non tocco, ecco il soggetto della scommessa – che il “ventennio” possa rimanere finalmente e ahinoi sui libri di storia di un’Italia che difficilmente ha proposto ai suoi figli di essere orgogliosa di lei. Sento che forse qualcosa si possa muovere in chiave partecipativa e che i partiti, quelli veri, possano tornare a rappresentare in maniera seria la società civile di cui alla fine sono l’immagine. Se di partecipazione si tratta, dovrebbero in un certo senso tenere finalmente conto di un necessario riavvicinamento agli elettori per far sì che proprio loro possano continuare a rappresentarli. Perché se un vertice di partito intende rimanere in cima, è inevitabile che convinca la base al fatto che quel vertice non è lì per caso. La vecchia concezione del partito che vive per sé è scaduta proprio a causa delle ultime performaces di partiti che hanno creduto che sul pullman ci fossero dei ciechi fiduciosi dell’autista, cosicché quest’ultimo abbia preferito guidare scegliendo lui la direzione, senza riferirlo a nessuno, per poi ritrovarsi da solo quando i ciechi hanno riacquistato la vista e si sono resi conto di essersi ritrovati da tutt’altra parte rispetto a dove credevano di essere stati portati.
Di più. È una fortuna, per i vecchi autisti, che i ciechi non siano anche diventati violenti e che non siano insorti violentemente, ché ancora hanno una patina fatta di benessere e appagamento reale davanti agli occhi.
Di alcuni nuovi vedenti, alcuni hanno preso la patente per guidare il pullman, ma stanno al volente con il navigatore; altri hanno visto che alcuni di quelli che guidavano per bene, pochi, hanno fatto vedere la patente e anno promesso non bendare più i passeggeri. Loro, questi autisti del pullman delle primarie di centrosinistra, possono permettersi di avere la patente, come non succede a tutti (perché ci vuole tempo e voglia di guidare e conoscenza del mezzo). Loro, hanno fatto tornare la voglia di andare a votare e la voglia di vedere come va a finire, che strada prenderà questo pullman.
Ecco. Io ci ho scommesso. Ho messo del gasolio a questo pullman. Ci sta di poterci perdere quei venti euro. Ma ‘sta volta me li sono voluti giocare.

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