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Sì, il muro fra Usa e Messico lo vogliono tutti, anche Obama

La divisione fra Usa e Messico la vogliono tutti. Questo è bene dirlo subito. La vogliono i Repubblicani – e questo lo sapevamo – e la vogliono anche i Democratici. La vuole Trump, la vollero i senatori Barack Obama e Hillary Clinton nel 2006, quando furono fra gli ottanta che firmarono a favore nel Secure Fence Act, una legge per costruire 1.100 chilometri di barriera divisoria aggiuntiva in diversi punti del confine.

… the Secretary of Homeland Security shall provide for least 2 layers of reinforced fencing, the installation of additional physical barriers, roads, lighting, cameras, and sensors.

Quella con cui comincia questo articolo potrebbe essere una notizia: chi ha tratto giovamento dall’elezione di Trump esulta sapendo che anche i Democratici (o comunque la maggior parte di essi) sono favorevoli alle barriere divisorie al confine sud dell’Unione. Ma non è una novità.
Solo che ci sono delle differenze, oltre che nel lessico, nei modi di presentazione di una questione, se proprio non vogliamo ridurre la cosa alla generalizzazione lessicale della cosa. Barriera e muro fanno parte dello stesso campo semantico, è vero. È vero che che che una fence (una barriera) la posso costruire in giardino e come tale è facile da superare, mentre per un wall (un muro) non basterebbe tirare su una staccionata o una rete metallica.

Ma è bene partire dall’inizio.
Nel 2006 ottanta senatori, fra i quali Obama e la Clinton, firmarono a favore di una legge che prevedeva la costruzione di 700 miglia (1.100 chilometri) di barriera addizionale al confine fra Usa e Messico, da costruirsi in diversi punti citati dal documento. Ogni punto di riferimento ha già un check point controllato dalla dogana; a est e a ovest di questi varchi sono stati eretti ulteriori sistemi di sorveglianza dotati non solo di barriere, ma anche di altri sistemi accessori di videosorveglianza e sensori.

Undici anni dopo, il 45° presidente degli Stati Uniti d’America ha prima promesso e poi firmato per la costruzione di un muro, tramite un ordine esecutivo nel quale tuttavia non si parla di misure specifiche, né di cifre precise da spendere, se non quella relativa ai giorni che devono passare dalla firma dell’ordine esecutivo stesso (25 gennaio 2017) al progetto completo da presentare per la costruzione del muro, ovvero 180 giorni (24 luglio 2017).

Il grido di disperazione di coloro che si scandalizzano del fatto che anche il premio Nobel per la pace abbia firmato per avviare la costruzione di sistemi di sicurezza rafforzati si alza da diverse pubblicazioni online, noi l’abbiamo presa da CNS News, un sito conservatore la cui organizzazione è basata in Virginia.
La nostra fortuna è che almeno CNS News, oltre a mettere a nudo un tema di ci tanto si sta dibattendo in questo periodo, espone le posizioni di chi firmò quella legge.
La nostra fortuna è che ci sono anche siti di fact checking che cercano di farci capire quanta ragione ha Trump (e i suoi simpatizzanti) a dire “l’hanno fatto anche loro”.

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