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::Pare che il piano si stia inclinando meno…

… e la pallina abbia rallentato la sua folle corsa verso il baratro.
Lasciando le sensazioni all’ultimo, vediamo di apporre a ragione quello per cui vale la pena di ragionare:
Gasperini: 5 giocate, 1 pareggio (0-0) e 4 sconfitte; 4 reti fatte, 9 subite (alla media di quasi 2 a partita). Nessuna vittoria, cosa banale, ma lampante e aggravata dal calibro degli avversari Trabzonspor e Novara, e io ci metto anche il Palermo, tutt’altro che irresistibile e fautore di gol alquanto fortuiti e regalati.
Ranieri: due partite due vittorie, 6 gol fatti, 3 subiti, di cui uno su rigore (gli altri due non li ho visti, ma senza Zarate sarebbero risultati deleteri anch’essi).
Morale? In una settimana, dall’addio di Gasperini all’arrivo di Ranieri, l’Inter è tornata a giocare a calcio. Al di là della perfezione che non è ancora raggiunta, al di là dei margini di miglioramento che ancora possono e devono crescere, la domanda è una: perché? E va fatta alla società.
Perché voler scegliere di partire con l’handicap, di un allenatore malvoluto prima, di un non-allenatore, ma ricco di estimatori poi, e infine di un altro allenatore malvoluto, scelto alla fine perché bisognava metterci pur qualcuno?
Dicevo che dopo Mou niente e nessuno è come prima. Dico anche che dopo Mou pare che nessuno abbia accettato di buon grado di allenare i Campioni d’Europa. Fateci caso: Benitez viene scelto e ostacolato per mezza stagione e lui stesso non era fra le prime scelte della società; Leonardo viene visto come aria nuova, sembra tutto bello, ma a giugno questo prende e va a Parigi dagli arabi, mandando in vacca tanti bei discorsi (e fin qui comunque abbiamo in bacheca 3 trofei, lo si ricordi).
Infine lui, Gasperini, nessuna vittoria con l’Inter in gare ufficiali, di certo non la prima scelta, di certo non il massimo se già pone alla società dei paletti su giocatori fondamentali (Sneijder e Pazzini), di certo non uno che capisce le reali esigenze di una squadra che sul petto ha pur sempre un badge da Campione del Mondo. D’altronde, uno che sullo 0-0 toglie un attaccante e mette un centrocampista, deve per forza non aver capito qual è l’intenzione dell’ambiente che gli gira intorno.
Da qui si ritorna al nocciolo della questione: perché la società ha scelto questi personaggi? Perché vi si è dimostrata ostile?
Non bastava affidare la squadra a Baresi e aspettare che un pupillo della società si liberasse per poi concordare PER BENE tutti i dettagli tecnici? Si sarebbero viste meno scenette e sicuramente si sarebbe percepito un ambiente, sì in difficoltà, ma almeno consapevole e sereno di una situazione non ottima, ma nemmeno borderline come quella vissuta nell’ultima stagione.

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