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Perché Conte, perché?

La Juventus è di nuovo al centro di qualcosa che ha ridisegnato lo scenario della Serie A. Lo scrive Adam Digby su 8by8.

Senza preavviso. Come una pietra lanciata in uno stagno, la notizia ha scosso la serena pace della Vecchia Signora di Torino.

Nonostante siamo nell’era della copertura delle notizie 24 ore su 24, le dimissioni di Antonio Conte sono arrivate come un fulmine a ciel sereno, appena un quarto d’ora prima che il club confermasse che l’allenatore 44enne avrebbe lasciato. Più tardi, Conte ribadiva la sua partenza in un’intervista già registrata, e il presidente Agnelli provava a consolare gli inconsolabili tifosi con una lettera di ringraziamento “per i tre anni in cui abbiamo riscritto la storia del club” e facendo notare di essere “profondamente triste”. Anche i tifosi sono tristi, profondamente scioccati dal fatto che l’uomo che ha trasformato la squadra se ne sia andato.

Prima dell’arrivo di Conte nel 2011, la Juventus aveva perso quanto aveva fatto, e la convinzione e lo spirito che aveva da sempre contraddistinto il club erano stati spazzati via da anni di malgestione. Sotto la guida di Conte però, il cambiamento: nonostante il settimo posto in due campionati consecutivi, la Juve ha vinto subito lo scudetto con Conte in panchina; nonostante le sole 19 panchine in Serie A, non solo Conte ha guidato la squadra al titolo al primo anno, ma l’ha fatto anche chiudendo la stagione a zero sconfitte.

Non si è fermato qui. Ha vinto il secondo scudetto di fila e ha portato la squadra ai Quarti di Finale di Champions’. Il terzo anno il club ha totalizzato 102 punti (record di sempre in campionato) con 17 lunghezze sulla Roma seconda.

E dopo tutto questo, se n’è andato.

Agnelli ha detto che “ la Juventus deve continuare sulla propria strada”, e sulla strada verso la gloria c’è anche l’ostacolo della perdita dell’allenatore. È come se il desiderio di vincere di Conte lo abbia lasciato esausto e incapace di continuare, sebbene la vera ragione che l’ha portato a dimettersi non sarà mai svelata.

Ciò che è evidente è che il club si è attivato per la successione, incaricando Massimiliano Allegri il giorno immediatamente successivo. I tifosi hanno protestato fuori dal campo dove la Juve si allena, mentre Allegri dava la sua prima conferenza stampa, arrabbiati perché l’ex allenatore del Milan si stava sedendo sulla panchina più prestigiosa d’Italia. Con Allegri, 46 anni, i rossoneri hanno fatto la peggiore stagione degli ultimi anni, nonostante sia anche stato esonerato. Il dispiacere dei tifosi juventini è comprensibile.

Durante il suo incarico al Milan, Allegri ha avuto molti difetti, ma non è stato responsabile dell’esodo dei giocatori forti dal Milan, così come Conte non lo è stato per la mancanza alla Juve di uno che facesse tanti gol, in realtà mai concedutogli dalla società. Allegri – esonerato in gennaio con la squadra a metà classifica – è stato un buon capro espiatorio per una dirigenza annaspante come lo è stata quella del Milan.

Ma qualsiasi impatto Allegri possa avere è surclassato dall’uscita di Conte, il quale adesso rimane un riferimento per la storia juventina. Come nel calendario gregoriano, tutto ciò che accadrà dopo la partenza di Conte sarà visto come una diretta conseguenza di questo avvenimento; “avanti Conte” e “dopo Conte” saranno due espressioni del vocabolario dei tifosi italiani, proprio come Calciopoli.

Come nel 2006, la Juventus è di nuovo al centro di qualcosa che ha ridisegnato lo scenario della Serie A. E con la Juventus non ancora recuperata totalmente dagli effetti del dopo-Moggi, la speranza per i tifosi è che i recenti sviluppi non causino danni uguali.

Se ciò può sembrare drammatico, basti ricordare quanto Conte curi ogni singolo aspetto della squadra, quanto meticoloso e persuasivo sia il suo stile nei confronti dei propri giocatori. Anche un giocatore affermato come Andrea Pirlo ha detto di essere rimasto sbalordito da un allenatore che ha “il fuoco che gli corre nelle vene e si muove come una vipera”. Nella sua autobiografia, Pirlo ha accennato a un motto che Conte stesso rispettava da giocatore: era “moralmente obbligato” a vincere. Pirlo continua nella descrizione dell’allenatore come “completamente immerso nel suo lavoro e continuamente tormentato internamente”. Un vincente.

Adesso che Conte è andato via, Pirlo e i suoi compagni hanno un’opportunità unica. Devono provare che possono vincere senza il loro leader. Antonio Conte ha gettato un grossissimo masso nello stagno della Juve, e adesso sta ai giocatori non farsi portare via dalle onde, ma di vincere e fare come lui ha insegnato loro.

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