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Qualcuno che da dentro sbraita. Per nulla, ma sbraita

C’è sempre qualche scontento nel e del processo democratico. È proprio la democrazia, quel meccanismo che permette a ognuno di essere in dissenso totale, parziale, di poter verificare per essere in dissenso, di poter dissentire per verificare e tutti i giochini che noi occidentali ci possiamo permettere per cercare di avere sempre ragione, anche quando la ragione è l’ultima cosa che ci possiamo arrogare.

Così capita che chi ha votato il MoVimento abbia l’ardire di gridare al “golpe” per quanto accaduto con la storia della (ri)elezione del Presidente della Repubblica. A parte che la grande baggianata di gridare ai “golpe”, alla “rivoluzione”, alla “dittatura” e ad altre belle parole di chiaro e forte impatto emotivo è ormai diventata una moda orale senza che nessuno smuova un dito per attuare in pratica i concetti violenti espressi dai vocaboli di prima, dobbiamo capirci su una cosa: è inutile urlare e protestare dopo avere avuto la possibilità di sistemare le cose. Una volta per tutte, impariamo a stare zitti dopo che abbiamo avuto la possibilità di parlare e l’abbiamo rifiutata. È per coerenza.

il MoVimento aveva la possibilità di cambiare veramente le cose. Invece ci ritroviamo con lo stesso Governo di prima, con lo stesso Capo dello Stato di prima, con le stesse manovre politiche di prima, con l’aggiunta che adesso c’è qualcuno che da dentro sbraita. Per nulla, ma sbraita. La soluzione, da profano, l’avevo pensata e comunicata ai miei amici grillini: volete fare il cambiamento? Bene: fiducia a un governo PD, accordi sui punti comuni, magari anche sul Presidente della Repubblica, possibilità concreta di avviare le riforme di cui tanto si riempiono la bocca e sfiducia alla prima avvisaglia di discordanza.

Devo essere sincero: mi avrebbe fatto anche piacere che il partito per cui voto (votavo, almeno al tempo in cui questo articolo è stato scritto) fosse stato smosso dalle condizioni dei grillini. Invece questi sembrano quei soldati che in “Mediterraneo” erano andati sulla montagna per la cosiddetta operazione “OC”, osservazione e controllo, con il risultato di gridare all’allarme dal proprio cucuzzolo, isolati e impotenti di reagire perché isolati per propria volontà. Questi sono. Isolati per propria volontà. Pur di non mettersi d’accordo, hanno tenuto in ostaggio un Parlamento (che schifano, ma nel quale stanno dentro) e un popolo (che dicono di rappresentare, e lo fanno benissimo, giacché il popolo italiano è avvezzo alla parola e molto meno ai fatti).

Bastavano quelle semplici mosse per attuare il cambiamento di cui riempiono blog e social network e piazze, invece di continuare a urlare contro “inciuci” sottobanco. Dialogare e imporsi non significa fare le cose sottobanco. È peggio urlare e dire che nessuno fa niente, non facendo niente allo stesso tempo.

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