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Quella cosa di UBER che ha fatto incazzare parecchi a Sydney

Una delle notizie collaterali ai recenti fatti di Sydney, ha riguardato l’aumento dei prezzi delle corse da parte di Uber, l’azienda di San Francisco che fornisce il servizio di auto private a pagamento. In particolare, la cosa che ha fatto parecchio scalpore sono stati i prezzi delle corse delle auto per andare via dalla zona limitrofa all’assedio del bar di Sydney, prezzi che sono quadruplicati, facendo scatenare le ire degli utenti. Si è parlato molto di quest’aumento dei prezzi sui siti in lingua inglese, e molti sono stati i commenti avversi come quelli favorevoli.

La politica dei prezzi di Uber, sostanzialmente funziona in modo tale che le tariffe di ogni corsa aumentino all’aumentare della richiesta di auto. Questo accade tramite un algoritmo che regola il listino a seconda della necessità di auto in una data zona della città. Mettiamo che piova, che nevichi, che siano giorni di festa come Halloween o il Quattro Luglio, che ci sia un’emergenza come quella di Sydney o come nel 2012 l’uragano Sandy. L’innalzamento dei prezzi incentiva gli autisti ad arrivare là dove gli altri servizi scelgono di non arrivare, così la possibilità di lasciare il luogo della crisi aumenta, e di conseguenza il costo. Quindi, secondo Uber, l’incremento dei prezzi durante le emergenze è utile a incoraggiare l’opportunità di fuga dal luogo critico. Quindi un prezzo più alto significa più autisti disponibili in zona, e quindi maggiore possibilità di salvataggio per le persone che si trovano sul posto e che vogliono andare via.
Lo dice anche lo statuto di Uber, che prevede di rendere il servizio efficiente al massimo, in ogni situazione, anche di crisi.

Dicono a Uber, che durante l’uragano Sandy del 2012

“Con i trasporti pubblici limitati, la domanda di corse è aumentata esponenzialmente. Ciò significa che stiamo lavorando in maniera tale da avere tanti autisti da poter permettere ai newyorkesi di girare in città [per necessità]. Per cui, per massimizzare il numero degli autisti, abbiamo coninciato a pagare agli autisti due volte il prezzo delle corse, e nello stesso tempo abbiamo mantenuto lo stesso prezzi dopo Sandy, evitando così di aumentrlo per molti giorni successivi all’emergenza.
Raddoppiare il costo delle corse ha permesso di triplicare il numero di auto disponibili, e di conseguenza di andare via prima dal luogo dell’emeregenza. Tuttavia, saldare il prezzo delle corse molto costose ha significato per Uber un esborso di oltre 100mila dollari di compensi extra agli autisti in un singolo giorno, cosa che non può essere fatta all’infinito senza andare a chiedere un mutuo in banca.”

Sempre in occasione dell’uragano Sandy, Uber destinò il 100% del prezzo delle corse agli autisti, pare senza ricavarne nulla, e quindi in pratica investendo le proprie risorse a mantenere attivo ed efficiente il servizio. Tale politica di surge pricing, cioè letteralmente ‘chirurgia del prezzo’, non era stata mai messa in atto prima di Sandy e in pratica ha permesso a Uber di pagare gli autisti tramite le alte cifre sborsate dagli utenti, anziché mantenere il prezzo basso e pagare di tasca propria gli autisti giunti sul posto.
È il consiglio che danno a Uber dove Uber funziona, ovvero mantenere basso il prezzo nei momenti di emergenza, proprio perché tali momenti di emergenza non sono fortunatamente all’ordine del giorno. Visto anche che gli utili dell’azienda di San Francisco pare che possano permettere lauti anticipi nei confronti dei propri collaboratori, smentendo quanto affermato dall’azienda nel comunicato citato sopra, soprattutto nell'”Andare a chiedere un mutuo in banca”.

Il punto è anche un altro. È chiaro a tutti che Uber, come altre aziende private, hanno altrui malgrado il diritto di fare il prezzo che vogliono. Non fanno beneficenza, e quindi se se ne vuole usufruire, in qualsiasi momento, stagione e situazione atmosferica, come tutte le cose pregiate, bisogna pagare.

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