Categories
Calciodromo

Tifare solo squadre piccole

David Zarley scrive per ViceSport, è americano e ha voluto vedere come si fa a tifare per una piccola squadra inglese. Qui parla del Leyton Orient FC, squadra della che milita nella Football League One, e parla anche dei suoi tifosi, che tifano SOLO Orient e racconta di come i tifosi di una squadra che non sia conosciuta siano in fondo più partecipi alle sue sorti.

È (quasi) tautologico: gli inglesi amano il loro calcio. Ciò è più che risaputo, ma la vera natura dell’amore per questo gioco è sconosciuta da chi in Inghilterra non ci vive. Dall’esterno, la tanto decantata Premier League sembrerebbe essere la rappresentazione di questo amore. Tuttavia, il vero amore si può trovare nei livelli più bassi del sistema calcistico inglese.

James Master, che scrive per il Times e la CNN, tifa Leyton Orient da quando aveva quattro anni. Il Leyton Orient fa la League One, il terzo livello del calcio inglese [come se fosse Lega Pro, Prima divisione o la cara vecchia C1]. “Posso solo parlare per me, ma il mio tifo per il Leyton Orient è radicato nella mia famiglia. L’Orient è una delle squadre più piccole di Londra, forse di tutta l’Inghilterra. La mia fede si può misurare solo con l’ambizione. L’Orient mi dà senso d’appartenenza, un sentimento a cui do in qualche modo importanza e un senso della famiglia che dimostrano quei tifosi di squadre di categorie più basse.”

Matters afferma che “è difficile per le persone normali essere come un calciatore moderno. Per molti di noi, uno che guadagna 100.000 sterline (150.000 euro) a settimana e va in giro con la Ferrari non è un modello in cui identificarsi. Nei campionati minori  questi problemi non ci sono. I tifosi sono parte della comunità, la linfa vitale di cui si nutre il club, una parte integrante della sua identità.

E nel profondo del cuore di ogni tifoso c’è la consapevolezza che un giorno, con tanto amore e tanta fortuna, la propria piccola squadra, i propri ragazzi, possano un giorno giocarsi le partite contro gli oligarchi russi e i ferraristi.

Congetture e considerazioni sociopolitiche a parte, il miglior modo per fare sport è darne testimonianza. Masters mi ha messo in contatto con Chris, uno studente universitario dell’ultimo anno e tifoso dell’Orient, un’ottima guida dato il suo incondizionato amore per la squadra e solo cinque partite non viste dal 2005. Capelli lunghi, occhiali quadrati, aspetto amichevole, Chris mi incontra alla fermata Leyton della Central Line della metro, a pochi passi dal Matchroom Stadium, il nome dello sponsor appioppato allo stadio, che i tifosi rifiutano preferendo quello tradizionale, ovvero Brisbane Road.

La casa dell’Orient nasce improvvisamente nel quartiere: lo stadio fa da spartiacque fra i nuovi appartamenti e le case del 19° secolo che lo circondano. Chris e io stiamo dietro la facciata che dà a ovest, modernissima rispetto all’antico stemma con i due dragoni che vi campeggia sopra. Andiamo verso il club dei tifosi, prima della partita, dove ci sono Sam e Lee, che mi adottano come ha fatto Chris e come subito faranno anche altri.

Dickie, un tifoso dell’Orient dalla voce molto roca, mi indica una donna che sta festeggiando il suo compleanno, mi avvisa che devo “fare attenzione, altrimenti le mie palle torneranno a Chicago in una borsa.” Sta scherzando, ovviamente, esibendo un po’ di quello stile da curvaiolo, minaccioso per gli ospiti.

No. 1 (Royal red and blue), il dipinto di Mark Rothko del '54
No. 1 (Royal red and blue), il dipinto di Mark Rothko del ’54

Poi comincia la partita, e i tifosi del Gillingham sembrano il ‘No. 1 (Royal red and blue)’ di Rothko e fanno tanto rumore. Cantano e sovrastano lo stadio. Guardando dalla West Stand, sono pronto a provare ciò che Bill Buford ha descritto come l”appetito fisico’ per il gol, pur essendo consapevole che l’Orient di solito ne fa tanti.

L’Orient segna subito con Mooney al 4′, ma allo stadio non c’è né segnapunti, né orologio. Sei minuti dopo Dean Cox raddoppia. I tifosi del Leyton prendono il controllo dello stadio con i loro cori.

L’Orient vince 5-1, e il mio approccio al calcio inglese è emozionante. Dopo la partita,  Chris, Dickie e gli altri tifosi guardano le classifiche man mano che i risultati arrivano da tutte le parti d’Inghilterra, mentre ragionano eccitati dei conti per le zone promozione e retrocessione.

* * *

Circa una settimana dopo, mi siedo fuori dal gate 11 all’aeroporto di Philadelphia, e aggiorno febbrilmente il mio cellulare sulla partita del Leyton contro il Wolverhampton.

“In giro per il paese le società locali danno un senso d’appartenenza e d’insieme – dice Masters – È l’aria che respiriamo, lo stimolo che ci fa passare bene la settimana e siccome non c’è da condividerlo con altre migliaia di persone in giro per l’Inghilterra, sembra più personale. È un sentimento che appartiene solo a noi.”

libera traduzione da ViceSport © 2014

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.