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La versione dell’ultrà

Mi è capitato di avere in macchina un ultrà. Era dietro, io guidavo e la situazione non era affatto rischiosa, anzi. Ci stavamo recando a un evento molto piacevole e comunque legato al calcio. Lo dico per tranquillizzare chi legge.

Dicevo: l’ultrà. Mi sono fatto raccontare la sua serata dell’Olimpico, quella serata dove il sistema che pensa di saper regolare il calcio in Italia ha avuto battuto “un altro chiodo sulla sua bara” (questa l’ho sentita a House of Cards e non vedevo l’ora di riciclarla).
Il mio interlocutore, tifoso viola, ultrà viola, fiorentino doc, boxeur e calciante del Calcio Storico Fiorentino – quindi non proprio un frequentatore del settore distinti, ecco – mi ha raccontato quello che è successo sabato 3 maggio, ovviamente secondo il suo punto di vista, e comunque ha esposto dei fatti vissuti in prima persona, che alla luce di quanto accaduto, ritengo opportuno portare a conoscenza, giusto per aiutarmi e aiutare a capire come vanno le cose nel piccolo cosmo ‘ultraiolo’.

Partiamo dalla fine e andiamo a ritroso: Genny ‘A Carogna ‘decide’ che la finale di Coppa Italia 2014 si può giocare.
A questo si arriva dopo un pomeriggio di guerriglia da terzo mondo (con tutto il rispetto), di cui trovate resoconti e ricostruzioni ovunque, con la conseguenza drammatica di un ragazzo finito all’ospedale in gravi condizioni perché ferito da arma da fuoco. Bene, questo punto scatta la solita dispersione di voci che vogliono il ferito morto. Nella logica dell’ultrà, come nei precedenti casi simili a questo, l’ultrà caduto per mano della Polizia è conditio sine qua non la protesta ufficiale contro la partita e la minaccia di farla o non farla giocare si possono attuare.
Stesso copione per il derby capitolino sospeso, stessa logica per la quale Inter-Lazio dell’11 novembre 2007 viene rinviata per ordine pubblico: l’ultrà (o il semplice tifoso, nel caso di Gabriele Sandri) caduto per mano della Polizia vale la mobilitazione del suo popolo.

L’ultrà caduto o ferito per mano ultrà no.

È questo il quid che ha ‘permesso’ lo svolgimento di Napoli-Fiorentina di una settimana fa. Sempre secondo il mio interlocutore, e qui ci avventuriamo nel mondo dei fatti non verificati, seppur plausibili, insieme ad Hamsik nel gruppetto che ha parlato con Genny c’era anche un esponente della tifoseria viola, il quale, da buon ‘collega’, ha ascoltato le ragioni dell’omologo partenopeo sulla veridicità delle condizioni del ferito, su chi aveva causato tali condizioni, sull’opportunità, viste le appurate condizioni del ferito, di cantare o esporre coreografie prima e durante la partita.
Accertato che a sparare fosse stato un ultrà, che la vittima ultrà non fosse morta, il pool ha ritenuto di procedere regolarmente con lo svolgimento della partita, seppur senza attività di supporto organizzato da una parte e dall’altra, ovvero senza cantare e senza coreografare, mandando a puttane, pare, 15.000 euro di coreografia viola.

Questo è ciò che sarebbe successo. Questo per avere un punto di vista da un’altra angolazione, almeno per quanto mi riguarda, per poter capire, o cercare di farlo, le cause per le quali si verificano determinati avvenimenti e poterne comprendere la gestione, per poi azzardare una parvenza di soluzione, affinché non sia battuto l’ultimo chiodo e non venga riversata la terra a palate.

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