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Bollywood nel pallone

Indian Super League. Il campionato indiano di calcio. Otto squadre, 14 giornate (sette all’andata, sette al ritorno). Le prime quattro si qualificano alle semifinali. La prima incontra la quarta e la seconda sfida la terza in partite di andata e di ritorno. Giorno 20 c’è la finale a Mumbai, stadio Patil.
In pratica il campionato dura più o meno tre mesi.
Prima classificata nella regular season è il Chennaiyin FC. Ci giocano Nesta, Silvestre, un tale Francesco Franzese, portiere nolano classe ’81, che ha fatto 31 presenze nel Novara in C1 (2004/2005), altrettante nel Corridonia in Eccellenza (2010/2011) e ha lasciato l’Italia con 26 presenze a difendere la porta del Castel Rigone, in C2, in Umbria. Ci gioca anche Materazzi, e l’allena anche.
Altri nomi conosciuti da noi sono quelli di Zico, allenatore dell’FC Goa, secondo classificato; Alessandro Del Piero gioca nel Dehli Dynamos FC, che è arrivato quinto. Trezeguet, Belardi, Cirillo e Magliocchetti (difensore classe ’86, in Italia ha giocato pochissimo in Roma, Verona, Cagliari, Triestina, Reggiana e Ascoli). Anelka è arrivato settimo con il Mumbay City.

Un campionato costruito a tavolino. Fatto dagli sponsor per vendere diritti tv e lanciare il calcio in un paese dove giocano ad altro. Pare che la media spettatori sia di 25000 a partita, la stessa (un po’ di più) della Serie A.
Un campionato in cui ogni squadra ha un patrocinio da parte di una squadra europea (il Pune è sponsorizzato dalla Fiorentina, per esempio). Motivi economici e di sponsor, appunto. E poi la formazione delle rose. Un campionato livellato, appunto, dove per ogni rosa deve essere presente un giocatore stra-conosciuto, la stella della squadra, la stessa che nelle figurine nel sito compare in alto a sinistra per indicare che quello forte è lui. Poi una serie di vincoli di presenze di giocatori indiani e della stessa città della squadra, fattore che da noi manca e che aiuterebbe i vivai. Ma il discorso è un po’ più generale e questo non è il momento adatto.
In India invece le squadre sono state assemblate per essere tutte uguali, con maglie e giocatori diversi, ovviamente. Ci sono sponsor che sostengono la cosa. È un po’ come quei campionati di calcio sconosciuti che sono venuti alla ribalta con l’aiuto dei grandi nomi che hanno giocato nel calcio vero. Come Bekham è andato agli LA Galaxy e Del Piero a Sidney, così molti sono andati laggiù per far da sponsor al calcio, per iniettarlo e cercare di farglielo piacere, al potenziale miliardo di consumatori del bacino asiatico. Un po’ come i ristoranti indiani dalle nostre parti.

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