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È buffo pensare…

… che uno che cerchi un lavoro debba avere “esperienza pregressa” nel settore. È come se per fare il corso per la patente di guida uno debba saper già guidare. Non mi torna. Adesso che ho finalmente finito il percorso di studi che avevo interrotto, mi trovo a fare girare il curriculum nelle varie aziende, nella speranza di trovare qualcosa che sia inerente al mio lavoro attuale e che lo migliori e incrementi. Il punto è che la maggior parte delle ditte che cercano figure professionali si premurano di far sapere che cercano gente sotto i trenta con esperienza minima nel settore. ora, è risaputo che nel nostro paese la situazione è quella che è, e quindi mi chiedo come possano esistere persone under30 con una pregressa esperienza pluriennale nella mansione. Se ti va bene, a 30 anni sei laureato da sette o cinque anni e di solito non passa meno di un anno per trovare un lavoro. Non sono dati statistici, bensì la condizione reale di una nazione che si è americanizzata dal lato sbagliato, pretendendo che ognuno sia libero professionista di se stesso. Ma questo è un altro discorso.
Il punto è che un trentenne può al massimo avere un’esperienza di cinque o sei anni, a meno che non sia stato fortunato nel trovare il buco giusto dove infilare la propria candidatura ed essere stato assunto il giorno dopo aver discussa la tesi di laurea. Le aziende cercano esperienza e offrono contratti part-time. Purtroppo il giochino è questo, e mi sia concessa la facoltà di storcere il naso, poiché oltre ad aver maturato esperienza avrei anche maturato il diritto a una maggiore retribuzione data dalla maggiore responsabilità nell’abilità di fare più cose e più complicate.
Che poi non ho capito la pregnanza dell’esperienza per mansioni che non prevedono forti responsabilità. Mi è capitato di vedere annunci per ruoli che oggettivamente possono maturare durante il periodo di prova, o durante i primi tre o sei mesi di lavoro del precario. L’esperienza si matura con il lavoro, non posso fare esperienza in un settore avendo già l’esperienza nello stesso settore. Il posto di lavoro dovrebbe servire da terreno di coltura per il dipendente, che si sentirebbe al sicuro nel sapere che il datore di lavoro gli sta insegnando qualcosa e lo sta formando affinché possa fare da solo per quella azienza. L’esperienza va creata, non va cercata. Posso capire che una ditta non può ricominciare da capo ogni volta che assume una nuova persona, ma non comprendo come per certe mansioni sia necessario aver svolto o stesso lavoro in passato, soprattutto se uno non ha un passato lavorativo alle spalle per motivi di età.
Ripeto: è come prendere la patente sapendo già guidare.
Un’altra bizzarria la si può trovare nella massiccia necessità di avere un data base su internet nel quale riversare le velleità dei selezionatori del personale. Il tempo è sempre meno, e così nessuno si degna di avviare dei colloqui conoscitivi con i candidati: troppo tempo, troppo spreco di risorse, troppo difficile. Meglio scegliere fra centinaia di candidature on-line sulla base di profili studiati a tavolino, simili ai questionari che vanno compilai sui siti delle aziende per candidarsi. Se i due fogli sovrapposti combaciano, benvenuto. Se hai messo la spunta sul posto sbagliato, ti richiameranno. Uno sarebbe anche disposto a parlare del lavoro che si vorrebbe fare, a farsi vedere per quello che è, anche a investire una mattinata a far vedere quello che sa fare con il PC, come si approccia ai problemi. Le uniche preselezioni sono su internet, divenuto il santuario di tutto, venerato da tutti e che sanno usare in pochi.

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