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Internet è da ignoranti (dice)

Tutto è partito dalla risposta inesatta data a Carlo Conti che chiedeva conto di quali anni fossero quelli relativi a cose fatte da Hitler e Mussolini: in pratica, fra le risposte c’erano quattro anni da scegliere, dei quali tre erano abbondantemente oltre il ’45, ossia la data di morte dei due dittatori. Dunque una sola era la risposta plausibile, giacché (almeno per il sottoscritto) sarebbe stato impensabile rispondere diversamente, o almeno sarebbe stato più sensato riflettere due secondi in più per ricordarsi che la Seconda Guerra Mondiale è finita proprio nel ’45 e che la fine del conflitto è coincisa pressappoco – o è comunque correlata – alla morte del Duce e del Führer.

internetignorantiOra, due luminari dell’opinione quali Eco e Scalfari hanno additato giustamente la cosa come sintomatica di un andazzo di costume che non risparmia nemmeno le nozioni più basilari, che mette in mezzo la noncuranza con la quale molte persone si beano di non sapere cose che invece sarebbe bene conoscere. I due impugnano la mancanza di memoria e sostanzialmente una  ignoranza di fondo che ammanta la nostra contemporaneità. I due hanno pienamente ragione. Molte cose che i nostri genitori e i nostri nonni sapevano erano conosciute perché c’era una cultura della conoscenza diversa da quella odierna, era più affascinante imparare, c’era la voglia di sapere, di conoscere. Anche la scuola offriva un livello superiore di quello attuale, era più selettiva e pretendeva di più dagli allievi. Non voglio scrivere di luoghi comuni connessi alla scuola d’oggi, non ne ho facoltà e ne sono uscito da dodici anni, ma effettivamente l’istruzione italiana non viene considerata come si deve e i risultati sono confrontabili sulle proprie bacheche di Facebook, fino ad arrivare alle pagine dei giornali, dove i professionisti della parola dovrebbero essere i primi a non tralasciare le norme elementari dell’ortografia e della grammatica. Delle scritte sui muri e dei proclami sui siti internet amatoriali non parlo nemmeno.

C’è però una cosa in cui Scalfari pecca, ed è l’affermazione che l’ignoranza dilagante è causata principalmente da internet e dalla sua facilità d’uso che riduce al massimo lo sforzo di chi vuole conoscere. Certo, lo facciamo tutti: non sappiamo l’anno della morte di Mussolini e lo cerchiamo su Wikipedia, così la volta successiva, allietati da questo estremo vantaggio mnemonico e tecnologico, saremo di nuovo su Wiki a digitare “mussolini” per rivedere quando è morto. Però se l’immediatezza è proporzionale all’ignoranza, visto che non bisogna avere un’intelligenza particolare per cercare su internet la stessa cosa per dieci volte, possiamo anche affermare che è proprio la cultura di internet che manca in Italia, o meglio l’educazione a un utilizzo intelligente della rete. Non ho in mano statistiche su come viene usato il pc, ma ma pare chiaro che la maggior parte degli utenti non lo utilizzi al meglio, disconoscendone efficacia ed efficienza, di cui si può approfittare imparando alcuni semplici trucchi.

Quello che manca è in realtà una effettiva cultura dell’utilizzo dello strumento, come del resto mi pare sia attuale costume italico, ossia limitarsi all’utilizzo basilare, quasi ludico di qualsiasi strumento che parte con lo scopo di svagare. Prendiamo a esempio gli smartphone e le app che vi si possono installare: purtroppo la maggior parte degli utenti che conosco ne fanno un utilizzo liminale, fatto di giochini, di intrattenimento, quando invece ci sono molte applicazioni che possono avvantaggiare chi le usa, sono gratis e sono anche utili perché permettono di imparare qualcosa (la prima che mi viene in mente è quella di Wordreference, che permette traduzioni facili e intuitive). Lo stesso Facebook è utilizzato dalla stragrande maggioranza per passatempo e sono davvero sconosciute le pagine di utilità sociale o culturale, poiché queste ultime attirano pochi “mi piace” rispetto ad altre che magari sono più utili perché trattano di libri o di un certo genere musicale o comunque di argomenti poco trendy. Pazienza.

Quindi non è “internet la causa dell’ignoranza”, semmai è l’ignoranza che rende internet tale, come d’altronde tanti altri strumenti che vengono utilizzati male e superficialmente…

1 reply on “Internet è da ignoranti (dice)”

Agli inizi degli anni ’80 si è imposto sul mercato dei pc il Commodore64. In quegli anni l’ho avuto anche io e tanti altri miei amici e conoscenti. Ricordo che pochissimi, meno delle dita di una mano, erano in grado di programmarlo. Moltissimi ne hanno sfruttato solo l’aspetto ludico. Confermo: non è Internet che instupidisce, ma è l’uso stupido a rendere stupida Internet.

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